Seconda Assemblea di Costruzione e Presentazione del Libro “ST.Pauli siamo noi”

14 giugno presso il C.S.O.A. Gabrio, Torino

                                           Seconda assemblea di costruzione                                            e Presentazione del libro “St.Pauli siamo noi” di Marco Petroni

ZC seconda versione

Ci vediamo il 14 giugno per la 2° assemblea di costruzione di un festival di sport popolare antisessista

Alle 17.00 Presentazione del libro “St. Pauli siamo noi. Pirati, punk e autonomi allo stadio e nelle strade di Amburgo” con l’autore Marco Petroni

Alle 19.00 Apericena benefit per il festival

Alla Palestra Popolare Dante di Nanni c/o Csoa Gabrio,via Millio 42 (TO)

ST.PAULI SIAMO NOI
Pirati, punk e autonomi allo stadio e nelle strade di Amburgo
St.Pauli è il nome del quartiere portuale di Amburgo e della sua squadra di calcio. Un
quartiere segnato da mille contraddizioni: da sempre punto di forza dello sviluppo
commerciale della città e luogo di lotta; focolaio di resistenza all’ascesa delle squadre
naziste e sede di insurrezioni sempre fallite.
Nella prima metà degli anni Ottanta il quartiere è segnato da miseria e abbandono, ma
rinasce attraverso i palazzi occupati della Hafenstraße, roccaforte del movimento autonomo e crocevia di tutte le battaglie politiche e sociali dell’epoca, e il Millerntor, piccolo stadio di calcio, all’interno del quale, sotto la bandiera dei pirati e al grido di «Mai più guerra, mai più fascismo, ma più serie C», prende forma una nuova tifoseria e un nuovo modo di intendere il calcio. Il St. Pauli FC, squadra con la fama di «club di perdenti», diventa così la bandiera calcistica della sinistra radicale, della scena squat, degli antagonisti e dei punk dell’intera Germania. Grazie ai tifosi e alle loro battaglie contro il razzismo, prima sulle gradinate e poi all’interno della struttura societaria, il St. Pauli FC diventa il simbolo di una comunità sincera, capace di esprimere la passione popolare per un calcio liberato da ogni forma di discriminazione. Un libro che non è solo il ritratto di una tifoseria simbolo internazionale di antagonismo, ma anche la storia di un quartiere da sempre ribelle che, negli anni Ottanta, diventa il luogo di maggiore concentrazione della scena radicale tedesca.

Quarta di copertina (dalla prefazione di Emiliano Viccaro)

“Quella che avete tra le mani è una cassetta degli attrezzi multiuso, a metà tra l’inchiesta sociologica e il saggio storico, rivolta a chi vede nel calcio e nella passione popolare che lo anima lo specchio della società europea contemporanea, stretta tra neo-liberismo, crisi,
politiche di controllo e possibilità di trasformazione. In queste pagine non troverete la liturgia spuntata dell’«oppio dei popoli», ma nemmeno il richiamo salvifico, seppur nobile e generoso, del «calcio amatoriale» o del ritorno (impossibile) all’innocenza (presunta)
delle origini. La storia del St. Pauli è la storia della sua tifoseria partigiana, meticcia e anticonformista, che ha rovesciato tradizioni e consunti cliché, trasformato identità conservatrici, raccolto ed esteso il vento di rivolta degli anni Settanta, scaraventandolo nelle ferite aperte degli anni Ottanta, tra case occupate, spazi liberati, controcultura
punk, fin dentro le mura del mitico stadio del Millerntor. Se la fabbrica diventa davvero sociale, se la metropoli si presenta come terreno generalizzato di conflitto, valorizzazione e contropotere, anche gli spalti di una piccola società calcistica, da sempre all’ombra del blasonato Hamburger SV, diventano il proscenio di un corpo a corpo tra processi mercantili e partecipazione diretta. Non si tratta di una storia liscia, ma di una sperimentazione materiale che procede per tentativi, che affonda le sue radici nell’esperienza storica degli autonomen, memoria viva che segna indelebilmente
l’anima pirata del St. Pauli, ma che da questa viene rielaborata, trasformata, reinventata. È un guanto di sfida che prova a rompere la tenaglia in cui si è ficcato il neo-calcio: da una parte, i processi di finanziarizzazione e privatizzazione del «giocattolo», attorno alla sacra triade pay tv-proprietà multinazionali militarizzazione degli stadi; dall’altra, il tunnel senza uscita in cui sembra precipitato il «mondo ultras» (soprattutto italico) tra chiusure
identitarie, strumentalizzazioni razziste e neofasciste, opportunismo commerciale, autoreferenzialità.”